Panellenica

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16. La terza declinazione (I): temi in gutturale e labiale

La terza declinazione

La terza declinazione è atematica; in altri termini, la flessione dei sostantivi che appartengono a questa declinazione non prevede una vocale tematica a fare da raccordo fra il tema e le desinenze. Nella terza declinazione rientrano temi in consonante, in vocale e in dittongo. In particolare i sostantivi il cui tema termina in consonante presentano variazioni fonetiche nel tema nel momento in cui esso si unisce a desinenze che cominciano per consonante (è quanto spesso accade al nom. m.-/f. sing. e al dat. plur.).

Gli aggettivi della terza declinazione, detti anche aggettivi della seconda classe, possono essere a tre uscite (masch., femm., neutro), due uscite (masch./femm., neutro) o a una sola uscita per i tre generi. Il femminile, qualora abbia un’uscita propria, è formato con l’aggiunta del suffisso ιᾰ    – (< -ϳᾰ-) e segue sempre la prima declinazione.


Le desinenze della terza declinazione

Singolare Maschile e femminile Neutro
N ς/allungamento voc.
G -ος
D -ῐ
A -ν/-ᾰ
V —/= nom.
Plurale Maschile e femminile Neutro
N -ες -ᾰ
G -ων
D σι(ν)
A -ς/-ᾰς -ᾰ
V -ες -ᾰ
Duale MFN
NA
GD -οιν

Note

  • Tutte le desinenze iniziano per vocale ad eccezione del nom. masch./femm. sing. e del dat. plur., che iniziano con sibilante. Anche per questo motivo il caso modello a cui si fa comunemente riferimento per individuare il tema di un sostantivo è il genitivo.
  • La desinenza -ῐ del dat. sing. è, a rigore, la desinenza del locativo, che ha soppiantato l’antico dativo in -ῑ.
  • L’alternanza -ν/-ᾰ e -ς/-ᾰς dell’acc. sing. e plur. dipende dalla terminazione in vocale (-ν, -ς) o in consonante (-ᾰ, -ᾰς) del tema. Tale variazione dipende dall’originaria presenza di sonante (*) che poteva avere valore consonantico o vocale a seconda del contesto.
  • In linea generale, i sostantivi monosillabici al nominativo sono accentati sulle desinenze nei casi indiretti (genitivo e dativo), come ad esempio αἴξ, αἰγός. La desinenza del dat. plur. può essere seguita da ν efelcistico.

La terza declinazione: temi in gutturale (κ, γ, χ) e in labiale (π, β, φ)

I temi in gutturale e in labiale sono tutti maschili o femminili. Il nominativo è sigmatico e termina perciò, rispettivamente, in -ξ e in -ψ. Lo stesso esito si trova al dat. plur. (-ξι, -ψι).

Gli aggettivi in gutturale e in labiale sono tutti a una sola uscita (ad es. ἅρπαξ, ἅρπαγος, “rapace”).

Singolare φυλακ-  φλεβ-
N φύλαξ φλέψ
G  τοῦ φύλακ-ος τῆς φλεβ-ός
D τῷ φύλακ-ι τῇ φλεβ-ί
A τὸν φύλακ-α τὴν φλέβ-α
V φύλαξ φλέψ
Plurale φυλακ-  φλεβ-
N οἱ φύλακ-ες αἱ φλέβ-ες
G   τῶν φυλάκ-ων τῶν φλεβ-ῶν
D τοῖς φύλαξι(ν) ταῖς φλεψί(ν)
A τοὺς φύλακ-ας τὰς φλέβ-ας
V φύλακ-ες φλέβ-ες
Duale φυλακ-  φλεβ-
NA τὼ φύλακ-ε τὼ φλέβ-ε
GD   τοῖν φυλάκ-οιν   τοῖν φλεβ-οῖν

Note

  • Il sostantivo femminile ἡ γυνή, γυναικός ha il tema γυναικ- ad eccezione del nom. sing. e del voc. sing. (γύναι); l’accento inoltre cade sull’ultima sillaba ai casi indiretti.
  • Il sostantivo ἡ ἀλώπηξ, ἀλώπεκος, “volpe”, al nom. sing. allunga la vocale del tema.
  • Il sostantivo ἡ θρίξ, τριχός, “capello”, ha il tema con due aspirate in sillabe contigue θριχ-. Poiché la sequenza di due aspirate in sillabe contigue va contro la legge di Grassmann, il theta passa a tau quando il chi non subisce modificazioni a causa della flessione, ossia in tutti i casi tranne nom. e voc. sing. (θρίξ) e dat. plur. (θριξί).
  • Il sostantivo ἡ πνύξ, πυκνός, “Pnice” (sede dell’ekklesia ad Atene in età classica) ha una declinazione con metatesi (“inversione”) delle consonanti del tema: gen. πυκνός, dat. πυκνί (in autori di età imperiale anche πνυκί), acc. πύκνα (Thuc. 8.97; πνύκα cod. Vat.).


Aggettivi a una terminazione: μονώψ, μονῶπος “con un solo occhio”

Singolare Maschile e femminile Neutro
N μονώψ
G μονῶπ-ος
D μονῶπ-ι
A μονῶπ-α μονώψ
V μονώψ
Plurale Maschile e femminile Neutro
N μονῶπ-ες μονῶπ-α
G μονώπ-ων
D μονώψ(ιν)
A μονῶπ-ας μονῶπ-α
V μονῶπ-ες μονῶπ-α
Duale
NA μονῶπ-ε
GD μονώπ-οιν

Esistono aggettivi a una terminazione anche in gutturale (ad es. ἅρπαξ, ἅρπαγος, la cui flessione è in tutto analoga a quella di μονώψ.

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